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Alcuni tipi di Clamidia provocano un’infezione poco conosciuta ma tornata oggi alla ribalta dopo diverse epidemie ristrette scoppiate in molti paesi del Nord Europa a partire dal 2001 nelle comunità gay; il linfogranuloma venereo. Le lesioni iniziali hanno un aspetto erosivo, sono simili a piccole ferite, o a pustole di piccolo diametro (5-6 mm.) indolori. Si localizzano più spesso al pene e al prepuzio e all’ano, a seconda che il contagio sia avvenuto dopo un rapporto anale attivo o uno passivo. Dopo una-tre settimane queste lesioni vengono seguite dall’ingrossamento massiccio dei linfonodi inguinali, più spesso da una solo parte e compare anche febbre elevata.
La diagnosi non è facile e viene fatta dal medico sulla base dei sintomi e di specifiche analisi. Quando le lesioni compaiono nell’ano sono molto dolorose, non vanno scambiate per emorroidi, e possono provocare difficoltà dell’evacuzione, dolori addominali e perdite purulente o di sangue spesso modeste. In questi casi è urgente parlarne subito con un medico. La terapia è lunga e a base di antibiotici come nelle altre forme di infezione da Clamidia.
Il linfogranuloma venereo a causa delle lesioni ulcerative, anche interne che provoca, aumenta considerevolmente il rischio di acquisire altre infezioni come l’infezione da HIV, l’epatite C o la sifilide. Se non adeguatamente curata questa infezione può condurre a complicazioni tardive come: il restringimento del canale del retto, fistole del pene e rettovaginali e ad elefantiasi tardiva del pene.